Esistono almeno tre diverse tipologie di cuoppi napoletani: il primo è il cuoppo di mare, che comprende vari bocconcini di pesce, tra cui alici, baccalà, moscardini e calamari, oppure pasta cresciuta con alghe; il secondo tipo è il cuoppo di terra, che comprende non solo verdure e frittelle di pasta. Al suo interno infatti, possiamo gustare, ad esempio, mozzarelline fritte, crocchè, verdure fritte o pastellate, fiori di zucca lisci o farciti con ricotta, zeppole di pasta cresciuta, frittatine di pasta. Il terzo tipo di cuoppo è quello dolce, che ha preso piede solo recentemente nella cultura gastronomica partenopea. All’interno del cuoppo dolce possiamo ritrovare bocconcini di pasta cresciuta e zeppoline fritte, passate nello zucchero semolato oppure ricoperte di nutella.
Il cuoppo, tuttavia, lo possiamo trovare anche in altre località italiane, come, ad esempio, ad Ascoli Piceno. Si differenzia da quello napoletano per il contenuto: mentre a Napoli il cono è riempito, come abbiamo visto, di crocchè o verdure pastellate, nel cartoccio di Ascoli troviamo fritti con la crema pasticciera ed olive all’ascolana.
Esiste un cuoppo perfetto? Già vederlo servito bello pieno stuzzica l’appetito, ma ovviamente ci sono delle regole da seguire per quanto riguarda la frittura. La prima regola è quella di valutare bene le dimensioni dei pezzi da friggere: pesce, verdure e pasta devono essere piccoli per essere mangiati in un sol boccone, ma allo stesso tempo devono poter soddisfare il cliente. Per avere un fritto perfetto c’è bisogno di due cose: l’olio di arachidi ed una temperatura di frittura pari a 175°C. Se andiamo al di sotto l’alimento assorbirebbe troppo olio, mentre a temperature più elevate si rischierebbe di bruciarlo.
Bisogna fare molta attenzione al cono di carta: più è asciutto, migliore sarà la sua qualità di esecuzione. Inoltre il cuoppo napoletano va servito caldo, appena fritto. L’unico materiale da usare come cono contenitore è la carta paglia, in quanto è abbastanza spessa da poter reggere il peso ed assorbire l’eventuale olio in eccesso; si sconsiglia, invece, la carta da forno.